L'apnea notturna è stata descritta per la prima volta nel 1956 come sindrome di Pickwick. Nell'ultimo mezzo secolo, la sua prevalenza è aumentata costantemente, anche se la sua diagnosi ufficiale richiede esami approfonditi da parte di medici, attraverso specialisti del sonno.
L'apnea notturna è definita da fasi di scarsa ventilazione (ipopnea) e/o pause respiratorie di durata compresa tra 10 e 45 secondi (apnee) durante il sonno. Nelle persone che ne soffrono si verificano da 5 a 30 episodi di questo tipo all'ora. Il numero di apnee all'ora determina il grado di gravità della sindrome.
Va inoltre notato che questo disturbo del sonno è due volte più frequente negli uomini che nelle donne prima dei 65 anni. In seguito colpisce in egual misura uomini e donne in età avanzata.
Il sovrappeso o l'obesità aumentano notevolmente il rischio di apnea notturna, indipendentemente dall'età. L'apnea notturna è spesso associata ad altre patologie come il diabete o la sindrome metabolica.
L'apnea notturna si manifesta nei bambini, con statistiche più basse, a causa della potenziale ostruzione delle vie aeree da parte di tonsille e adenoidi ingrossate o del sovrappeso.
Indipendentemente dalla persona interessata, l'apnea notturna ha numerose conseguenze sullo stato di salute generale. Queste includono:
Sonno agitato e poco ristoratore;
Un russare fastidioso;
Frequente necessità di urinare di notte;
Notevole stanchezza diurna;
Ripetuta sonnolenza diurna, che può portare a difficoltà di concentrazione o addirittura a problemi di memoria;
Mal di testa;
Irritabilità, sbalzi d'umore e/o depressione;
Diminuzione della libido;
Iperattività (nei bambini).